venerdì 12 agosto 2016

Ferie



Per me le vacanze erano solo mare, sempre mare. Nella mia giovinezza ho passato estati spensierate, con gli amici di sempre a giocare a fare i grandi, stessa spiaggia, stesso mare per più di trent'anni. Poi si cresce e cambiano i bisogni, siamo diventati grandi, molti di noi quasi anziani,  e chi lavora per fortuna, non ha più le vacanze che sancivano la fine della scuola, e i compiti per le vacanze, per non dimenticare quel poco che avevamo assimilato.
Si va in ferie!si prova a riposare, si lasciano sullo zerbino dell'ufficio, tutte le beghe, i buongiorno e gli arrivederci, se solo si potesse davvero sdoppiarsi ed andare in ferie, per noi solo per noi. Per molti invece comincia un tour de force, senza eguali, e la tintarella da sfoggiare, e le passeggiate sul lungo mare la sera tentando di fare qualche acquisto fra l'enorme paccottiglia esposta, sulle varie bancarelle.
Quest'anno non sono andata al mare, non ne ho avuto la forza fisica, sono stata mezza giornata in piscina, mi son ripromessa di tornarci, ma non l'ho fatto, troppo faticoso.
Non mi rammarico. Scrivo e questo mi libera il cuore e l'anima dalle angosce.
In lontananza ascolto i movimenti ferrosi della macchina che asfalta...è un rumore continuo da stamani, nell'aria si spande l'odore del catrame caldo.
I vecchietti che stazionano sulla panchina all'angolo tengono conversazioni da CT nazionali, commentando le Olimpiadi, e anche i culi di certe atlete.....
Avrei voglia di fare un bel viaggio, tornare in Grecia, rivedere un tramonto sull'Acropoli, sostare sugli scaloni del teatro romano, leccando un gelato. Spingermi fino a Salonicco, visitare alcune isole, fra le meno frequentate dal turismo di massa, pensare ad un solo dio, in prossimità delle Meteore, bere un ouzo ghiacciato.

giovedì 11 agosto 2016

Assolversi





A volte ho sensazione di non aver remi per la mia barca, sballottata nei mari senza appigli, non scogli, ne mangrovie dove appigliarsi.
Stordita da libecci.
....e quando ritrovo il timone sono stanca incapace di remare verso la terra ferma.
La mia stanchezza cronica, il sonno sregolato, da risvegli tumultuosi, aritmie.
Sopravvivo in un limbo, nella mia bolla che mi protegge; non mi assolvo ancora, nonostante tutto mi sento ancora sul banco degl'imputati!
Sono come un tronco di un pino marittimo, tutta storta, schiaffeggiata da venti impetuosi, la mia chioma tocca quasi terra, ma non mi spezzo, anzi rivegeto ad ogni cambio di stagione.
Mi è toccata una sorte strana, la solitudine come ancora di salvezza, chiudo tutto e tutti fuori dal mio torrione, affinchè nessuno ci disturbi.
Sono forte solo, se sto sola.......non ero così, lo son diventata dopo che i marosi hanno spaccato la mia barca, io non ho legna per accomodarla e tornare a sfidare il mare.
L'ansia mi fa sudare... parte da molto lontano fuori da me e poi s'intrufola nella mia carne s'annida nei pressi del cuore, mi viene il fiato corto, la tachicardia amplia la paura, e continuo a sudare, e se mi viene il pensiero che potrei morire e non essere in grado di gestire il dopo me per il cucciolo, perdo il controllo.

Chissà se ho fatto tutto il possibile per lei? che madre sarò stata, e che madre sono?