martedì 19 aprile 2011

Sono scesa. Lascio che il mondo corra verso un futuro non previsto. Sono scesa, non ho più voglia di combattere battaglie di guerre che altri hanno dichiarato. Finalmente mi sono arresa!
Mi guardo dentro e mi vedo svuotata, senza linfa.
Mi guardo dentro e la tristezza è l'unica compagna di viaggio. Vorrei tornare la' nella casa di mio padre e ritrovare le lucciole, i papaveri, il grano, sentire il latrato d'un cane lontano.In quelle aie assolate, senza alberi dove si respira l'odore dell'erba, dove le galline becchettano in terra, sdraiarmi su cigli profumati di ginestre, e dormire.
Distese di campi al sole, lo sfrecciare di timide rondini, il merlo, gli alberi in fiore, lo sciacquettare felice di un rio sassoso.
Ritrovare al tramonto i nostri vecchi che, sugli usci parlottano fra loro, mentre le donne indaffarate, preparano la cena.
I bambini che stanchi e felici di tutto quel rincorrersi, gia indovinano dai profumi delle cucine cosa avranno per cena. Le mucche rientrano nelle stalle.
Imbrunire.
Il sole oramai sdraiato nell'orizzante d'un paesaggio toscano tinge di rosso il cielo, la sera avanza leggera sulle punte degli ultimi raggi.
I gatti stiracchiandosi e sgranchendosi, s'allungano a code ritte verso una carezza che non tarda a venire.
La notte incombe. Tremule lampade fioche s'accendono qua e la sull'aia.Si spande nell'aria l'odore di cene familiari, tutti d'intorno al desco a parlottar della giornata appena finita.
Non appartengo più a nessuno. Non c'è più nessuno della famiglia. Io finisco la storia, ultimo capitolo. Nell'incertezza acuta di domani.
Tornerò un giorno alla casa di mio padre, tornero' a riposare fra gli alti ciuffi d'erba, alle propaggini d'un rio scintillante e canterino e ascoltero' il canto d'amore degli uccelli.

Nessun commento:

Posta un commento