Cala il giorno lentamente. Il sole è ancora sopra i tetti, irradia e illumina, la luce cambia.
Nel forno un dolce cresce e spande nelle stanze il profumo antico, fatto di uova zucchero e farina.
Il cucciolo dopo una lauta merenda, fa la siesta.
Il sole filtra dalle tapparelle, lasciando nelle stanze caleidoscopi di luce.
Questa relativa calma, m'acquieta.
Questo è il tempo per me, per fissare pensieri e sensazioni, che nella vorticità dei giorni normali, non riesco a fermare.
Mi vengono in mente cose che pensavo rimosse, scordate, allontanate dal cuore, le avevo riposte nei cassetti della memoria senza far più caso a loro, senza sentirne l'esigenza.
Ma sulla sera s'affacciano e mi scrutano.
Mi guardano dentro, un po' le scaccio, ma solo un pò.
Riconosco i volti un poco sbiaditi, voci familiari, risate, e tanta mestizia.
Nella mia torre di solitudine, che caparbiamente ho costruito, stò bene. La gente non mi manca.
Manca invece la possibilità di veleggiare in auto con il cucciolo, i nostri pigri giri, fatti per occupare il tempo, per scrutare colline e giardini, respirare il mare.
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